Gli anni del liceo: per tanti ragazzi italiani rappresentano forse uno dei migliori periodi della loro vita, anni fatti di gite, code infinite davanti al bar della scuola aspettando di accaparrarsi l’ultimo panino rimasto, i primi appuntamenti e forse anche un buon numero di “bigiate”.
Al di là dell’Atlantico forse gli adolescenti americani condividono molte delle nostre esperienze liceali, ma una buona fetta di loro naviga in acque per Noi italici ancora inesplorate e che forse non avremo mai l’occasione di poterle solcare. L’high school rappresenta infatti per tanti, il punto d’inizio di una lunga traversata che ha come destinazione le tanto agognate “isole” del professionismo sportivo. Ma prima di poter gettare l’ancora e attraccare al molo, bisogna passare tra le onde del college grazie ad un processo chiamato Recruiting, “Recrutamento” nella lingua di Dante.
Oggi proveremo a scoprire alcune delle dinamiche relative a questo processo che permette ad una buona fetta di liceali nel proseguire la carriera sportiva in NCAA. Lo faremo grazie alle pagine di un ipotetico diario redatto da un ragazzo immaginario all’ultimo anno di High School, pronto a compiere lo step successivo per continuare a sognare di calcare un giorno i grandi e sfavillanti palchi dell’NFL.
“PROSPETTIVE”
Oggi dopo l’allenamento, il coach mi ha chiamato nel suo ufficio. <<Siediti.>> disse freddamente, confesso che questa freddezza mi mise addosso una certa agitazione, poi il suo sguardo si spostò su una chiavetta USB sulla sua scrivania, la spinse verso di me con il dito ed esordì <<In questa piccola USB c’è qualcosa che potrebbe decidere il tuo futuro>>, <<In che senso coach?>> chiesi con una punta di curiosità, <<Qui dentro c’e’ il risultato del duro lavoro e del tuo impegno da quando sei diventato titolare. Ci sono tutti i filmati delle partite degli ultimi tre anni e mi sono preso la libertà di mandarne una copia a qualche vecchio amico dei miei anni a Texas>>, <<Sta dicendo sul serio?>> dissi quasi balbettando, lui sorrise di rimando <<Certo. Sei uno dei migliori quarterback che io abbia mai allenato nella mia carriera e se posso darti una mano a realizzare i tuoi obbiettivi, sono piu che felice di farlo>>.
Non sapevo come comportarmi, se urlare la mia felicità tipo assolo da soprano nell’ufficio del coach col rischio di frantumare qualche bacheca, oppure se correre veloce come Husain Bolt fino a casa per poter condividere la notizia con i miei genitori. L’unica cosa di cui ero assolutamente sicuro, è che in quel momento avrei potuto scalare il monte Everest a mani nude e toccare le nuvole.
“UNA MONTAGNA DI LETTERE”
È ormai da settimane che il postino si ferma con regolarità quasi maniacale davanti alla nostra cassetta della posta. Non passa giorno che non riceva tonnellate di lettere o pacchi, tant’è che anche i nostri vicini di casa hanno cominciato a fare scommesse su quando questa processione giornaliera finirà.
Camera mia è diventata semplicemente la succursale dell’ufficio postale e faccio fatica a trovare spazio per tutti i pacchi che ricevo, alcuni ancora imballati.
Sento bussare alla porta, è mio padre con in mano l’ennesima lettera <<Guarda qui, ancora quelli di Oklahoma>> disse appogiandola sul comodino, <<Sarà la quarta che mandano dalla scorsa settimana, senza contare i pacchi ancora immacolati che vedi vicino all’armadio, uno da Texas, due da North Carolina e uno da Iowa>> risposi distrattamente <<Beh e’ una cosa positiva no? Magari alla tua età avessi ricevuto tutta questa mercanzia>> disse esaminando lo scatolone proveniente da Texas. <<Se voglio aprire un negozio di abbigliamento sportivo sono sulla strada giusta. Non so piu’ dove mettere tutte queste felpe, cappelli, magliette e scarpe, se le vendo tutte come minimo posso permettermi quella Ford che abbiamo visto sul catalogo l’altro giorno>>.
Mio padre sorrise e sedendosi sul bordo del mio letto chiese <<Allora, hai gia’ deciso quando andrai a visitare il campus di Texas? Dicono che Austin sia un bel posto>>, <<Non so ancora, quelli di North Carolina mi hanno offerto un soggiorno di una settimana nell’hotel dove la squadra va in ritiro prima delle partite. Pensa, tutto all-inclusive, c’è anche la spa>> dissi ammiccando ed aggiunsi <<Non e’ tutto. Posso portare con me una persona e stavo pensando che magari ti farebbe piacere accompagnarmi>>.
Vidi una piccola luce accendersi negli occhi di mio padre <<Ma certo che mi farebbe piacere anzi, se devo dire la verità non mi dispiace affatto tornare indietro nel tempo e respirare l’aria degli anni universitari>>, <<Quindi parliamo dei tempi di quando Roosevelt era presidente giusto?>> replicai ridendo, <<Spiritosone>> mio padre fece altrettanto <<invece che prenderti gioco del tuo vecchio, chiama quelli di North Carolina per confermare e definire il soggiorno da loro>>.
Non chiedevo di meglio.
[1] Continua…