Un annata straordinaria

by Giorgio Bianchini
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Riavvolgiamo il nastro dei ricordi e torniamo indietro di 41 anni e più, e fermiamoci nella primavera del 1981.
Un nuovo emozionante decennio è appena iniziato.
Da poco il primo shuttle ha effettuato il “lift off” direzione lo spazio e la guerra fredda piano piano si sta affievolendo.
Nessuno in quelle tiepide sere di fine aprile immagina cosa stia per accadere al mondo del football e della NFL.
Due giovani personaggi stanno per cambiare le regole d’ingaggio delle defense e i playbook delle offense, per sempre.
E’ la sera del 28 aprile a New York City, e sta per aprirsi il sipario su uno degli eventi sportivi più attesi dell’anno, il draft NFL che regalerà nuovi guerrieri per il gridiron, ed effettivamente alcuni giovani sono molto interessanti.
La stagione passata, quando ancora le division erano soltanto 3 per conference, la East, la Central e la West, tutte composte da 5 franchigie, era terminata con la vittoria nel superbowl degli allora Oakland Raiders per 27-10 sui Philadelphia Eagles.
La regular season era invece andata storta per New Orleans, New York sponda Giants e per i 49ers, i quali stavano costruendo una vera macchina da guerra per gli anni 80.
Dopo la prima scelta assoluta dei Saints, che si precipitano su il futuro runningback OROY, George Rogers da South Carolina, ecco che per i Giants, i quali venivano da un terribile 4-12 dalla stagione appena conclusa, partiva il famoso “on the clock”.
Vi era poco da pensare, il nome era già scritto da tempo sul bigliettino da passare al commissioner, e rispondeva al nome di Lawrence Julius Taylor, per i comuni mortali LT, dominante outside linebacker proveniente da North Carolina.
I capricci di LT al momento di firmare il contratto che lo rendeva di fatto un giocatore professionista, passarono in secondo piano, i Giants volevano fortemente quella forza distruttiva nella loro difesa.
Mano a mano che il draft proseguiva, si avvicinava il momento della scelta dei San Francisco 49ers, i quali dopo una stagione da dimenticare, terminata con un pessimo 6-10, avevano le idee chiare su chi puntare.
Il nome da chiamare era uno soltanto e proveniva da USC, Ronald Mandel Lott, al secolo “Ronnie” strepitoso cornerback e safety che doveva sistemare la linea secondaria della difesa dei Niners.
Entrambi titolari dopo poche settimane di allenamento nei loro team, sia LT che Ronnie erano visti come due forze dominanti che si sarebbero contese il premio di DROY a fine anno.
La contesa la vinse il ROLB di New York con una stagione strepitosa, conclusa con 9.5 sacks, 1 fumble e un intercetto. Oltre al premio di DROY, Taylor vinse anche il DPOY, iniziando a far cambiare qualcosa nei playbook degli offensive coordinator avversari.
Nel frattempo i Giants assicurarono la vita di LT, vista la sua scellerata condotta fuori dal campo, dove aveva già rischiato la vita in un incidente automobilistico.

LT in azione


Dall’altra parte degli Stati Uniti, Ronnie non era stato da meno e se non ci fosse stata la belva LT, tutti i premi difensivi se li sarebbe aggiudicati quest’altra forza della natura.
Con 7 intercetti, 3 touchdown e 1 fumbles, Ronnie che già era diventato una star della lega, aveva avuto la fortuna di capitare in una franchigia che di li a poco avrebbe annientato tutto ciò che incontrava sul cammino verso la gloria del Superbowl.
Mentre ad East Lawrence faticava con i Giants, nonostante essere stato rieletto DPOY grazie ad un altro anno fisicamente strepitoso, con 1 intercetto ritornato in touchdown contro i Lions , che pose sotto gli occhi di tutto il mondo la forza distruttiva e la velocità di LT, a West Ronnie iniziava a vincere con i suoi 49ers, dove lui era indiscutibilmente un valore aggiunto, inamovibile nelle retrovie Niners.
Nel 1982 arriva la vittoria nel Superbowl XVI, contro Cincinnati, e per Ronnie saranno ben 4 gli anelli che porterà al dito con San Francisco.

Ronnie dopo un intercetto


Gli altri 3 superbowl vinti, contro Denver, Miami e ancora Cincinnati, saranno solo il giusto premio per una franchigia stellare, composta da Joe Montana, 3 volte MVP del superbowl e 2 della lega, Jerry “World” Rice, MVP del superbowl e altri giganti del football tra cui il runningback Roger Craig.
Saranno 51 gli intercetti di Lott in quei primi 8 anni di NFL, e 5 touchdown.
Per Lawrence invece la strada del successo doveva attendere ancora qualche anno ma soprattutto la svolta in sideline, infatti nel 1983 l’head coach Perkins lascio’ il posto a Bill Parcells e tutto inizio’ a girare per il verso giusto.
Mentre LT aderiva a scioperi dei giocatori da una parte, e metteva a segno un sack dopo l’altro in campo, ben 71 nelle prime 6 stagioni e sempre in doppia cifra dal 1984 al 1990, il momento di laurearsi campione del mondo stava maturando.

Taylor al sack


Nella sua stagione più bella, quella del 1986, dove LT domino’ qualsiasi cosa gli si poneva davanti, terminando l’anno con 20.5 sacks, arrivo’ anche il primo anello del superbowl, sconfiggendo John Elway e i suoi Broncos per 39-20.
Taylor, il miglior difensore di tutte le epoche della NFL, dopo la vittoria finale, in un intervista a caldo riuscì ancora una volta a scocciare il mondo, affermando che mentre tutti festeggiavano lui si sentiva svuotato.
Era arrivato sul tetto del mondo e si chiedeva cosa avrebbe dovuto imporsi da li in poi. Si chiedeva cosa ci sarebbe stato dopo l’aver raggiunto l’apice del successo.
Queste domande quasi senza risposta non se le poneva di certo Ronnie Lott, il quale sulle rive dell’oceano pacifico continuava a martellare le offense avversarie.
Per far capire quanto erano diversi Ronnie e LT di pensiero e distanti anni luce nel porsi obiettivi, nel periodo della offseason tra il 1985 e il 1986, a seguito di un grave infortunio dopo un placcaggio sul runningback di Dallas, Timmy Newsome, Ronnie per non perdere le prime week della nuova stagione, piuttosto di operarsi per un innesto osseo al mignolo disintegrato, preferì farsi amputare la punta del dito, cosi da essere in campo già a settembre.

Lott al placcaggio


Con queste due mentalità completamente diverse, sia Taylor che Lott continuarono ad essere distruttivi e dominanti per tutto il decennio 80 ed anche nei primi anni degli anni 90.
Per LT e la sua macchina da guerra difensiva, la famigerata “Big Blue Wreching Crew” dove a tenere compagnia a Taylor vi era un certo Harry Carson, un altro linebacker in modalità belva e membro della Hall of Fame, arrivò un altro anello del Superbowl, nel gennaio del 1991, contro i famosi Buffalo Bills delle 4 finali consecutive perse, vincendo al cardiopalma per un punto soltanto, 20-19 dopo l’errore su field goal del kicker Bills, Scott Norwood.
Ad Ovest Ronnie dopo 10 anni a Frisco e 4 anelli in bacheca, iniziò a pellegrinare per la NFL, giocando prima con i Raiders e poi con i Jets, dove decise nel 1994 di ritirarsi dal football giocato.
Per Lott la bacheca parla chiaro e lo incorona come il miglior cornerback all-time della NFL. Inserito nella formazione ideale degli anni 80 e 90, del 75esimo e 100esimo anniversario della NFL, 4 superbowl, 10 apparizioni al probowl, 8 all-pro, dal 1986 al 1991 leader di intercetti che a fine carriera risulteranno essere ben 63 con 5 touchdown.
Valutato 11esimo assoluto nella classifica dei miglior giocatori di tutti i tempi della lega, i 49ers lo omaggeranno ritirando per sempre il numero 42.
Fantastica la sua performance in post season dove in 20 presenze Lott confezionerà ben 20 intercetti, strabiliante.

Lawrence ad Est si stava lentamente avviando verso la fine della sua carriera, lasciando dietro di se cambiamenti nel modo di gioco del football, perché la forza di LT era talmente devastante che gli altri dovevano adattarsi al suo stile, non lui.
Anche LT nel 1994, dopo una partita di playoff persa guarda caso contro San Francisco, per 3-44, decise in conferenza stampa di annunciare il suo ritiro dai campi della NFL.
Membro del prestigioso club dei 100 sacks, ed inserito di diritto nella formazione ideale del 75esimo e 100esimo anniversario NFL, nella formazione ideale degli anni 80, 3 volte DPOY, 1DROY, 2 superbowl, 10 convocazioni al probowl, 10 all-pro, miglior difensore all-time della lega e terzo nella speciale classifica dei migliori giocatori di tutti i tempi, ha visto la sua jersey 56 giustamente ritirata dai suoi New York Giants.
Tutto questo merito delle sue 184 presenze, tra incidenti, problemi di droga e scioperi vari, dei suoi 2 touchdown, 132.5 sacks, 1089 tackels e 11 intercetti.
Nel 2000 Ronnie Lott ha visto aprirsi i cancelli della leggenda della Hall of Fame di Canton, dove il suo busto profuma di vittorie, ma anche di sacrifici, dolori e battaglie sul campo tra fango e sudore.
Accanto al suo volto nella HoF, vi è anche il busto di Lawrence Julius Taylor, il dominatore di stadi, introdotto nel 1999.

Ronnie Lott alla Hall of Fame di Canton

Lawrence Taylor Hall of Fame


Si racconta che quando si passa davanti a questi 2 volti, a Canton, scolpiti nell’immortalità, manchi la parola, perfino quasi il respiro.
Forse perché li, in piedi davanti ai propri occhi si hanno 2 leggende immortali che hanno reso grande il football americano, forse perché li, davanti ai propri occhi si ha la fortuna di avere Ronnie Lott e Lawrence Taylor insieme.

 

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