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Sabato scorso alle 18 con il Kick-off tra Wroclav Panthers e Cologne Centurions è iniziata la stagione inaugurale della ELF, European League of Football.
A Wroclav, Breslavia in italiano, in Polonia, mettiamoci un asterisco, ci torneremo dopo.
C’era attesa per questo nuovo inizio, un’attesa che è stata dissimulata da indifferenza e scetticismo, ma indubbiamente la ELF attirerà molta attenzione nei prossimi mesi e non solo per ciò che accadrà in campo, ma per quello che avverrà fuori.
La ELF nasce con l’obiettivo di diventare la lega pro del football europeo, con un carattere fortemente commerciale in contrasto, de iure e de facto, con il football “ufficiale” quello delle federazioni nazionali, legate ai comitati olimpici, allo sport istituzionale.
Questo avviene in un momento delicato del movimento del football europeo e mondiale, già debole e diviso di suo, in un contesto globale che ha avuto e avrà necessariamente delle conseguenze anche sul nostro sport.
Attenzione, io qui vorrei riflettere e far riflettere, non mi interessa dividere tra buoni e cattivi, ce ne possono essere da entrambe le parti, secondo il gusto di ciascuno.
Per riflettere, come sempre, occorre ragionare a partire dai fatti.
Prendiamo i numeri della prima giornata di ELF, parliamo di pubblico. I dati ufficiali parlano di 400 spettatori a Berlino, 1100 a Reus, 1500 ad Amburgo e 4200 in Polonia.
Tanti? Per essere l’esordio o il ritorno di grandi nomi, si poteva sperare in qualcosa di meglio.
Pochi? La Lega è ancora poco conosciuta, la pandemia, il periodo dell’anno e poi, bisognerebbe considerare gli ascolti televisivi, su cui la ELF come detto conta molto.
Il livello di gioco non è apparso stellare, per capirci: Innsbruck – Vienna è stata nel complesso una partita di livello e di immagine superiore alle quattro di ELF.
Ma Raiders e Vikings esistono da decenni e lavorano bene da decenni, mentre i roster di ELF sono un misto di atleti europei e internazionali (ci sono cinesi, giapponesi, australiani) non necessariamente provenienti dall’elite dei loro paesi di origine, ad esempio tanti giocatori tedeschi provengono da team di terza divisione, e le squadre lavorano insieme da poche settimane.
Come prima stagione non credo ci si potesse aspettare di meglio, siamo lontanissimi dagli standard della NFLE, vagamente richiamata nei nomi e nei loghi di alcuni team, ma è già sufficiente per azzoppare il campionato tedesco, la “potentissima” GFL e infatti iniziano a circolare voci di una federazione tedesca, la AFVD, sul piede di guerra.
Siamo solo agli inizi.
ELF è nata con intenti commerciali che inizieranno a fruttare non prima del terzo anno per stessa ammissione di Karajica ed Esume, si sta pensando già ad un’espansione fino a venti franchigie, in Austria, Danimarca, Inghilterra, Spagna, Italia, Turchia, Bulgaria.
E dove prenderanno i giocatori?
A meno che non venga creata una EFL junior, dal football di base.
E in che periodo dell’anno giocheranno, sovrapponendosi al calendario di chi altri: NFL, IFAF o federazioni nazionali?
E la federazione europea, la IFAF-E, che forza ha per contrastare tutto questo?
Poca, soprattutto ha poca forza morale, un movimento diviso e incapace di garantire continuità.
La federazione più importante del movimento, la AFVD tedesca, è tutt’altro che immune da critiche. Da anni fa il bello e il cattivo tempo, ha coscientemente diviso il movimento, affondando le competizioni europee per sostituirle con le proprie, boicottando i campionati europei ed è guidata da 23 anni dalla stessa persona, Robert Huber. Sotto di lui il football tedesco è cresciuto, ma spesso a spese di quello continentale.
Deutsche Fussball uber alles.
Come detto, non ci sono buoni e cattivi, ma ci sono sicuramente due modi di intendere il football in Europa e il suo sviluppo.
Due modelli, apparentemente in contrasto.
In passato questi due modelli sono già arrivati allo scontro, a metà anni ’90, con la FLE una sorta di ELF dell’epoca, e con la NFLE.
La storia ci racconta che ha vinto il football istituzionale, ma che le conseguenze della guerra sono state lunghe e dolorose e ci sono voluti una dozzina di anni per rimettersi in sesto prima di rompere di nuovo tutto con “la guerra delle due IFAF”, una guerra civile interna al football di base.
Poi è arrivata la pandemia e ora ELF.
Chi ha a cuore il football, deve farsi delle domande e iniziare a immaginare risposte, preferibilmente intelligenti.
ELF è il sintomo, il male o la cura?
E’ giunto il momento di riprendere l’asterisco messo su Breslavia in Polonia.
Per capire bene a cosa potremmo andare incontro se lavorassimo in una sola direzione semplice ed efficace.
I Wroclav Panthers sono una delle squadre apparentemente più in forma della ELF. Vittoria all’esordio sui tedeschi e record di pubblico.
Il football è sbarcato in Polonia nel 2005.
In dieci anni è passato da 2 a 74 squadre, divise su 4 livelli, due campionati junior, una nazionale promettente, finali con 15.000 spettatori, strutture dedicate di livello e i Wroclaw Panthers che vincevano la Champions’ League contro i Seamen.
Questa la foto al 2015-16, come riportata dalla pagina Wikipedia in Inglese sul campionato polacco, cristallizzata a sei anni fa, come fosse Pryp’ya’t dopo la Catastrofe della Centrale Atomica V. I. Lenin di Chernobyl.
Che è successo dopo?
Alcune squadre hanno deciso di dividere il movimento per farsi una Lega propria.
Ad oggi, sei anni dopo, ci sono due federazioni, due campionati distinti, il numero delle squadre si è ridotto a meno di trenta, la nazionale è scomparsa dai radar e i Wroclav Panthers sono andati in ELF.
Ho parlato prima di Innsbruck Raiders – Wien Vikings, partita, a mio modo di vedere, di grande qualità per livello e contesto.
Due settimane fa abbiamo parlato di Austria qui su BMF.
Il segreto del loro successo?
Lavorare sui giovani, stabilità, continuità, linearità.
Fate le vostre considerazioni.