Gianmarco Pecoraro, nome inseparabile dalla storia recente degli Elephants Catania e del football americano siciliano (e non solo), con alle spalle un percorso ricco di successi e soddisfazioni che ha contribuito a farlo crescere come giocatore prima e come allenatore poi. Un percorso che ha altresì contribuito a rendere gli Elephants una solida realtà nel panorama del football italiano.
La passione di Coach Pecoraro per il football americano nasce agli inizi degli anni ’90, quando muove i primi passi come giocatore di flag nelle giovanili dei Cardinals Palermo. Primi passi che si dimostrano immediatamente promettenti con una convocazione in azzurro e un terzo posto all’European Flag Football Championship svoltosi a Bolzano nel 1996.
Dall’anno successivo è protagonista del tackle football siciliano, gravitando tra le principali società di Palermo e Catania. Nel 2005 approda per la sua prima esperienza all’estero in Sud America per prendere parte alla Liga Mayor ONEFA Mexico, un’esperienza che lo farà crescere moltissimo.
Dal 2008 il suo nome si lega indissolubilmente a quello degli Elephants giocando una semifinale (2011) e due Superbowl (2010 e 2012) in first division e una semifinale (2013) e una finale (2014) in second division, proseguendo la carriera da giocatore fino al 2016.
La carriera all’interno dei coaching staff parte già nel 2005 in qualità di Defensive coordinator dei Corsari Palermo per poi, nel 2009, intraprendere un percorso di crescita negli Elephants che lo vedrà partire nel ruolo di defensive assistant junior, fino a diventare Defensive Coordinator (2017).
Nel 2020 ricopre il ruolo di Quality Coach, ruolo che poi lo vedrà impegnato in società di primo piano come Ducks Lazio (2021 – 2022) e Stainless Steel Warriors Emilia (2023), per poi rientrare con il ruolo di Head Coach e Offensive Coordinator nei ranghi della squadra di Catania. Squadra che sta vivendo un periodo di grande crescita, sia dal punto di vista tecnico che societario.
Qual è il suo bilancio della stagione finora? Quali sono stati i punti di forza e di debolezza della squadra?
Il bilancio è positivo nei risultati, ancora abbiamo tanto da lavorare sull’attitudine. Il nostro punto di forza è tutto quello che ci circonda, abbiamo in pochissimo tempo ripristinato una struttura organizzativa che era in declino e per questo un plauso va alla nuova giovane dirigenza. Siamo agonisticamente ancora abituati ad adattarci alle squadre che abbiamo di fronte e questo per noi è deleterio, dobbiamo trovare coscienza e arricchirci di attitudine e cattiveria sportiva che deve essere il nostro DNA.
Che tipo di filosofia offensiva/difensiva ha implementato con gli Elephants?
La filosofia è in entrambi i reparti essere solidi e aggressivi, ma soprattutto avere la capacità di variare il plan sugli avversari, e per farlo bisogna sapere quello che tutti fanno in campo.
Come gestisce le pressioni e le aspettative legate al ruolo di capo allenatore?
Per me è una novità assoluta, e onestamente quello che mi ripeto spesso è di prendere esempio da persone come Davide Giuliano e Renato Gargiulo ai quali devo moltissimo da giocatore e ora da coach.
Come motiva i giocatori a dare il massimo in ogni partita?
Parliamo tanto e ci confrontiamo, poi capita che a volte serva quella spinta in più e punto molto sull’emotività e all’appartenenza, questo per noi non è solo un gioco e pretendo che si veda in campo in ogni singola azione.
Quali sono le qualità che ricerca nei suoi giocatori, oltre al talento atletico?
Le qualità che cerco sono certamente duttilità, Intelligenza, capacità di apprendimento e velocità di esecuzione.
Come gestisce eventuali conflitti che possono sorgere all’interno della squadra?
Gestiamo come gruppo i conflitti, ma per svolgere al meglio il mio ruolo è necessario che io sappia il più possibile e in questo ho un grosso appoggio dai veterani e dallo staff.
In che modo il suo stile di allenamento influenza la crescita dei giocatori anche fuori dal campo?
Perché è un misto tra quello che ho imparato io da giovane, tanto sacrificio e tanta perseveranza, e quello che ho imparato duranti i miei anni fuori Catania, attitudine al lavoro e capacità di leadership.
Se potesse giocare in qualsiasi ruolo in campo, quale sceglierebbe e perché?
Ho giocato MLB una vita e per me quel ruolo è una metafora della vita, non lo cambierei con nessuno.
Qual è il suo ricordo più bello legato al football americano?
La mia esperienza da giocatore in un Università in Messico, sportivamente è la cosa che mi ha fatto crescere di più. Da coach deve ancora arrivare…. Spero presto.
C’è un aneddoto divertente o una storia interessante che vorrebbe condividere con i tifosi?
Sono Palermitano di nascita e credo di essere tra i pochi che ha cambiato radicalmente vita e città per “colpa” del football. Catania oggi è la mia città io ho scelto Lei e Lei ha scelto me. Posso solo ringraziarla.
La carriera di Gianmarco Pecoraro con gli Elephants Catania rappresenta un esempio di come la passione, il lavoro e la dedizione possano portare a grandi risultati.
Il suo contributo al football siciliano è innegabile e la sua figura continuerà a essere un punto di riferimento per tutti gli amanti di questo sport.