Gianluigi Rosati, veterano e capitano dei Dolphins Ancona ci parla di questa stagione IFL.
Esperienza, da quanto tempo giochi e come ti sei avvicinato al football?
Avendo cominciato a giocare nell’agosto del 1995, quella che mi accingo ad intraprendere è la mia ventisettesima stagione di football americano senza pause (se non contiamo quella forzata dal Covid di 2 anni fa). Io mi avvicinai al football a 19 anni e completamente ignaro di cosa stessi per combinare. Iniziai con un amico Alessandro Tanassi (che negli anni ha creato anche dei contenuti interessanti per promuovere il nostro movimento come “se play for pizza”) . Come dicevo mi presentai su un campo da football e fù amore a prima vista. Un amore che è costato tanti sacrifici ma che mi ha lasciato in cambio una seconda famiglia! Credo che per me che venivo da uno sport individuale, fu proprio la coralità dello spogliatoglio a fungere da chiave di volta per innamorarmi di questo sport!
Cosa ti aspetti da questo campionato?
Da ogni campionato che ho disputato mi sono sempre aspettato di divertirmi in campo come prima cosa e di vincerlo! Ma al di là di questo credo che sarà un campionato interessante …. C’è stato tanto “mercato”, sono arrivate due nuove franchigie tutte da scoprire e soprattutto il livello di molti ragazzi italiani è veramente alto, lo era anche l’anno scorso ma la consacrazione dell’Europeo, ha reso palese quello che si sapeva ma spesso veniva sottaciuto! Molti ragazzi dalla seconda e terza divisione hanno deciso di provare l’esperienza nel campionato superiore per cui, immagino un campionato piuttosto interessante e dinamico!
Chi è il giocatore (italiano) in squadra che reputi più forte?
Questa domanda è senza dubbio la più scomoda. Sia perchè rischio di mettere troppe aspettative adosso a qualcuno o piuttosto lasciare scontento qualcun’altro! Per evitare questa cosa la mia squadra mi aiuta. I Dolphins Ancona sono una delle squadre più omogenee se vogliamo dirlo in questi termini! Si corre e si gioca insieme! La nostra forza sta nella squadra e nel suo gioco corale piuttosto che negli assoli degli individui! Per questo mi sento di potermi permettere di evitare di sbilanciarmi con dei nomi. Ma in virtù della sua recente esperienza nazionale e del essere un insuperabile “animale” da spogliatoio, capace di portare il buon umore anche nelle giornate peggiori, mi sento di citare “Lo Zio” Stefano Chiappini.
Qual è l’import che sarà più incisivo quest’ anno?
Premesso che seguo poco il “mercato” degli stranieri e dei cosiddetti “oriundi” e che mai come negli ultimi anni (anche per via del Covid) si da difficoltà a convincere dei ragazzi a passare un anno oltreoceano! Va comunque ricordato che nel nostro campionato da sempre gli import sono determinanti per avere una squadra competitiva; mi sento di portare l’esempio dei Rhinos della scorsa stagione, al netto degli infortuni occorsi ai loro statunitensi il campionato sarebbe stato secondo me molto diverso! Io peró mi sento anche di ribaltare un pochino la questione!
Se è vero che un buon import puó fare la differenza è vero che qualsiasi import inserito in una squadra con un buona base di italiani sarà senza dubbio valorizzato! Sia perchè l’import in una squadra completa diventa un valore aggiunto e non un giocatore che copre un ruolo mancante, sia perchè potrá contare su dei compagni pronti a valorizzarlo e coadiuvarlo in campo. Per cui rischiando di essere banale, l’import che sarà più incisivo sarà quello che troverà la squadra in grado di farlo giocare al meglio delle proprie possibilità.
Novità in squadra. Cos’è cambiato dall’anno scorso?
Nella mia squadra i cambiamenti sono sempre ponderati e lenti! La nostra è una franchigia che potrà vantare il prossimo anno 40 anni di storia e di iscrizioni consecutive ad un campionato nazionale di football americano e questo anche, perchè si è sempre stati portati a fare il passo a misura delle proprie gambe! Se si aggiunge che Ancona rimane un pó fuori mano e quindi poco appetibile anche a chi volesse provare il salto in prima divisione dalla seconda, sarà facile intuire che da noi i giocatori crescono in casa! La gestione della nostra squadra per questo motivo, spesso è come quella di un college, con i ragazzi che transitano e restano in squadra per una media di 4/5 anni prima di trovare lavoro e magari lasciare la squadra, naturalmente con qualche geronte, come il sottoscritto, che costituisce l’eccezione. La novità che mi sento di portare alla attenzione sta nella scelta di qualche anno fa di avere un quality coach come Rick Parker che è stato capace di far crescere i giovani con ritmi in passato sconosciuti! Se a questo si aggiunge che le vicende degli ultimi 2 anni hanno congelato molte situazioni , quest’anno ci ritroviamo con molti giovani (anagraficamente credo che i Dolphins siano una delle franchigie con più giovani!) che sono migliorati tantissimo e sono pronti a fare del loro meglio in campionato.