Nel momento in cui scrivo Tim Tebow non gioca una partita di stagione NFL da circa 3060 giorni, quasi 10 anni. Una vita, sportivamente parlando, un paio trattandosi di Football americano.
Vista la crescita incredibile del seguito della NFL nel nostro paese negli ultimi anni non stupisce affatto che alla notizia che Tebow firmava con i Jaguars come Tight End i giovani virgulti sui social abbiano reagito con un “e chicazzè TimTibou?”.
Non sanno nulla del periodo ai Gators, nulla del Tebow Time, nulla della stagione a Denver, degli inginocchiamenti pre-Copernicani del tentativo di trasformarsi in Tight End e del baseball, quindi mi trovo costretto a raccontare il percorso atletico del piccolo Tim, anzi, trattandosi di lui, più che percorso direi:
La Parabola di Tim
Il piccolo Tim nasce a Manila al seguito di una missione battista, e per iniziare direi che non è male visto che ad un certo punto si da al baseball, ma è grazie al football americano e alla sua carriera universitaria che sale agli onori delle cronache.
Prima di parlare della sua carriera universitaria voglio fare un disclaimer, sebbene questo pezzo possa apparire ironico e dissacrante il sottoscritto nutre grandissima ammirazione per l’atleta Tebow e per la sua carriera alla Università della Florida e alla guida dei Gators.
(Si, il nome della bevanda Gator-ade viene da qui, ma quella è un’altra storia)
Timmy entra in punta di piedi ma già da esordiente si vede che ha un passo diverso, nel 2006 i Gators vincono il titolo nazionale ma lui è ai margini della squadra guidata in campo da Urban Meyer in sideline e Chris Leak in campo a cui Tebow fa da riserva. Oltre a Tim in quella squadra arriva Percy Harvin che poi avrà una splendida carriera a tra Minnesota e Seattle.
Ma è l’anno del signore 2007 a regalarci Tim Tebow al suo meglio, un repertorio di lanci mancini (con una meccanica di lancio farraginosa, ma è giovane, migliorerà) e corse di una potenza devastante che gli valgono la vittoria dell’Heisman Trophy, il titolo personale più prestigioso della intera NCAA, già al secondo anno. Primo atleta di sempre a riuscire in questa impresa. Tutta la nazione ammira questo virgulto timorato di Dio crescere nella grazia di un talento talmente cristallino da sembrare soprannaturale.
Nel 2008 conduce gli alligatori al secondo titolo in 3 anni e al quarto anno di università gioca un football ormai maturo (a parte la meccanica di lancio farraginosa, ma è giovane, migliorerà) che lo definisce pronto al grande salto, così si dichiara al draft chiudendo la carriera universitaria con dei numeri da capogiro che stabiliscono tutti i record individuali per un quarterback della Southeast Conference (la stessa di The U, i Seminoles, i Bulldogs…):
+9000 yards lanciate
88 touchdown su passaggio
15 soli intercetti
Quasi 3000 yards su corsa
E la bellezza di 53 touchdown su corsa personale che lo pongono al 10 posto nella storia, in mezzo ai running backs che segnare in questo modo lo fanno di mestiere.
A questo punto il cinghialotto da sfondamento più amato della Florida decide di fare il grande salto e dichiararsi per il draft, e alla posizione 25 John Elway decide, abbastanza sorprendentemente, di chiamare Tebow in Colorado alla corte dei Broncos di Denver.
Elway aveva scambiato tre scelte coi Ravens per salire alla 25, e va a scegliere un giocatore nello stesso ruolo in cui lui ha fatto scintille che però gioca un football diametralmente opposto al suo. Dopo alcune buone prestazioni da panchinaro, diventa titolare il 19 dicembre segnando il più lungo touchdown su corsa (40 yards) per un quarterback dei Broncos e per uno in tutta la NFL al debutto da titolare.
Nell’anno successivo Tim ci mette appena 5 partite a prendere il posto di Ortone nel mondo dei chi (Kyle Orton) e finalmente con una rimonta sui malcapitati Chargers inizia il “Tebow Time”, così chiamato dai commentatori, in pratica una specie di mistica frazione della partita in cui il figliol prodigo sembra essere guidato dall’alto a rimonte imponderabili. Successe 6 volte in 11 partite da titolare. Uno dei record più singolari fu vincere una partita completando appena due passaggi, e le ultime due sconfitte, coi Patriots e con i Chiefs del redivivo Ortone, non impedirono ai Broncos di vincere la division ed andare ai Playoff con il loro QB-runner. La capacità di prendere le decisioni giuste era il punto forte di Tim Tebow, peccato la meccanica di lancio un po’ farraginosa, ma il ragazzo è ancora giovane e migliorerà.
Prima delle partite Tebow si inginocchiava durante l’inno, anni prima di Kaepernick, per ringraziare il signore. Non è dato sapere se la cosa disturbasse la NFL, ma il suo modo di ascoltare l’inno americano non sembrava irrispettoso dello stesso quanto poi successe con il quarterback dei 49ers.
Comunque, grazie alle sue prestazioni ispirate i Broncos si giocano il primo turno di Playoff contro gli Steelers e Tim sfodera la sua miglior prestazione di sempre in NFL superando lo stesso Elway per il parametro del rating in una partita di post season. La settimana seguente finisce la corsa dei Broncos che si schiantano contro la corazzata Patriots di Brady e Belichick, e John Elway, in uno slancio di entusiasmo afferma che, nonostante la meccanica di lancio farraginosa il quarterback del 2012 dei Broncos sarebbe stato di nuovo Tim Tebow.
Ma quando Peyton Manning non rinnova con i Colts il GM di Denver intravede la possibilità, con il miglior quarterback su piazza, di arrivare al superbowl e scambia Tebow ai Jets in cambio di due mentine, uno shampo alla frutta ed una figurina di Paolo Poggi. A posteriori non si può dire che abbia avuto torto.
La stagione di Tebow ai Jets è una delusione, non riesce a prendersi il posto da titolare, gioca solo in situazioni particolari e viene usato come “gadget player”. Ricopre perfino uno onside kick, unico QB nella super bowl era a riuscirci, ma il fatto che a rimanergli davanti per tutta la stagione sia il Mark Sanchez del “butt fumble” non promette affatto bene per la sua carriera.
Nel 2013 firmó con i New England Patriots non riuscendo a rientrare nei 53 del team all’inizio della stagione, e dopo un paio di anni, passati a commentare il college football, fece la stessa fine anche nei Philadelphia Eagles.
E qui si conclude la carriera nel football 🏈 americano di Tim Tebow, o almeno così pensavamo.
Nel frattempo cercó di farsi spazio nel baseball ⚾️
Tebow l’8 settembre 2016 firmò un contratto con i New York Mets venendo assegnato alle loro formazioni affiliate nelle minor leagues. L’8 ottobre dello stesso anno fu spostato ai Scottsdale Scorpions, squadra che milita nella Lega autunnale dell’Arizona, in modo da far avvicinare il giocatore al gioco del baseball, che aveva disputato solamente per un paio di anni nel periodo delle scuole superiori.
L’8 marzo 2017 venne invitato per un breve periodo a giocare nella pre-stagione con i Mets. Il 27 marzo 2017 venne assegnato ai Columbia Fireflies al livello A nelle Minors (MiLB). Debuttò il 6 aprile contro giubbe verdi di Augusta colpendo un fuoricampo alla sua prima battuta, ironicamente vestendo gli stessi colori dei suoi Denver Broncos.
Ora, dopo 10 anni il nostro piccolo Tim è un po’ più vecchio e non ha mai corretto quel suo modo di lanciare la palla, però la sua nuova avventura alla corte di “Raggio di sole” Trevor Lawrence comincia così n un cambio di ruolo, avendo firmato per la preseason come Tight End. Se tornasse in campo sarebbe un fatto davvero speciale, ma non un record, visto che il maggior spazio tra due partite giocate in NFL è di Tony Adams con 3400 giorni tra il 1978 ed il 1987.