Dopo un anno di stop, riprendono, anche nel football, le competizioni internazionali.
Quest’anno, l’unica competizione prevista è la CEFL che dalle 11 partecipanti previste inizialmente, si è ridotta a 8 dopo il ritiro di Badalona Dracs, Copenhagen Towers e Spartans di Mosca.
In una stagione in cui era lecito non attendersi molto, la CEFL è una piacevole eccezione e il fatto che sia l’unica competizione esistente al momento, fa sì che per la prima volta dal 2013 avremo un solo team “Campione d’Europa”.
Tra virgolette e in minuscolo perchè, come sempre quando si parla di football europeo, tutto va contestualizzato.
La CEFL è una lega privata, quindi ufficialmente i vincitori non saranno considerati come campioni d’Europa dagli annali, inoltre, tra le sue partecipanti non ci saranno le squadre campioni di nazioni fondamentali per il ranking europeo, come Germania o Finlandia. E del resto, già dal nome è chiaro che la Central European Football League (nata come SELAF, South European Football League) non ha alcuna velleità di rappresentare l’intero continente.
Come dicevamo, dal 2013 manca una competizione europea ufficiale, a causa della divisione del football europeo e mondiale in due fazioni antagoniste, così, nel frattempo, si sono moltiplicate leghe e campionati a livello regionale, dalla Scandinavia allo spazio ex sovietico, dalle competizioni organizzate su misura delle squadre tedesche all’Europa Centrale, appunto.
A dire il vero quest’anno verrà inaugurata anche un’ennesima, nuova lega continentale, la European League of Football (ELF, perché EFL e FLE, oltre a NFLE ci sono già state e gli acronimi non erano più disponibili…), ma si tratta, a parte i Wroclav Panthers, di franchigie create ad hoc che, almeno per il momento, sembrerebbero non volersi contrapporre al football istituzionale, seguendo un canale parallelo in certi casi di stretta collaborazione con le realtà locali.
Le ragioni di questa entropia cosmica che divora il football continentale, disperdendone le energie, sono così diverse e complesse da renderne l’analisi noiosa e deprimente.
C’è la cronica incapacità del football europeo di darsi linee guida condivise, di trovare formule adeguate e stabili alle proprie competizioni, ci sono le federazioni nazionali che, da sempre. sembrano fare a gara a farsi dispetti e sgambetti e poi ci sono le società che nei decenni hanno dato vita a competizioni estemporanee vuoi per cercare quella competitività che i campionati domestici non riescono a dare, specie in realtà piccole, vuoi per alimentare i propri sogni di gloria a brevissimo termine.
Eppure basta una veloce ricerca su YouTube per rivedere alcune finali del passato per rivedere partite bellissime, dal fascino immutato.
Che dire di questo Berlin Adler – Amsterdam Crusaders del 1991?
O di questo Lions Bergamo – London Olympians del 1994, giocato davanti a 17.000 spettatori?
Per rimanere in tempi recenti invece
L’argomento mi è sempre stato a cuore e devo dire che il dibattito sulla Superlega di calcio ha riacceso la scintilla. Al di là della retorica di questi giorni, usata per mascherare colpe e interessi di parte, è vero che esiste ed è diffuso l’interesse per uno sport più vicino ai suoi valori intrinsechi, il merito e la competizione, e che sia meno soggetto a leggi economiche e di mercato.
I tifosi di calcio però hanno la possibilità di scegliere e qualcosa da difendere, i tifosi di football, invece, si devono accontentare.
E’ davvero un peccato che il football europeo non riesca, o forse sarebbe meglio dire non voglia, organizzarsi in modo lineare. Credo che ne guadagneremmo tutti, nessuno escluso.
Non credo che sia difficile e nemmeno complesso ed esistono tutti i presupposti perché funzioni.
E’ una questione di visione e volontà.
A diversi team in tutta Europa interessa giocare competizioni di questo tipo, per avere più partite, più visibilità, sifde più probanti, lo fanno già, si tratta semplicemente di fornire loro questa opportunità.
Per formula e organizzazione non c’è da inventarsi nulla, il presupposto di base è che la Federazione Europea esista (IFAF Europe o EFAF) , abbia a cuore il bene del football nel suo complesso, sia autorevole e riconosciuta come autorità dalle federazioni nazionali, una banalità che sembra essere rivoluzionaria.
Innanzitutto è opportuno pensare ad almeno due livelli di competizione, una Efaf Champions’ League-ECL, per le squadre campioni nazionali o finaliste, e una Europe League, per le terze e quarte delle nazioni principali e le vincitrici di nazioni di fascia media. L’accesso alle competizioni, infatti, può essere stabilito in base a un ranking ufficiale. Le prime nazioni avranno due squadre in ciascuna competizione, altre ne avranno solo una per competizione, altre ancora, manderanno una sola squadra in EL.
La formula dovrebbe poter garantire almeno due partite, in modo da poterne organizzare almeno una in casa, ad esempio con gironi da 3.
Le Squadre più alte in graduatoria, eventualmente, potrebbero essere già qualificate per i quarti di finale. In questo modo si possono organizzare tornei con 12 o 16 squadre, fino a 24. Organizzando i gironi su base regionale, si possono rendere più agevoli le trasferte.
Nulla di diverso da quanto già accade in ordine sparso, ma, semplicemente, organizzato razionalmente.
Volendo a fine stagione si può anche organizzare la Supercoppa, l’EFAF Super Bowl tra le due vincitrici.
Le obiezioni quali potrebbero essere?
Che vincerebbero sempre gli stessi? Ma è già così, specie se le squadre più forti non si incontrano, preferendo competizioni su misura (tipo l’ignobile Big-6 a inviti).
I costi? Non superiori agli attuali.
Quando ho provato ad accennare la cosa Fabio Tortosa, la risposta è stata eloquente a partire dallo sguardo, “è un’idea bella e anche intelligente, quindi inapplicabile”.
Personalmente non voglio rassegnarmi all’idea, davvero troppo spesso ci fermiamo di fronte a ostacoli che sono solo mentali, causati da un eccesso di autoreferenzalità.
Ho il sogno di un Vigorelli pieno per una semifinale di Champions’ tra i Seamen e gli Unicorns o di una finale di Europa League in cui i Panthers o i Guelfi se la giocano contro una squadra svedese in uno stadio sold out.
Sarebbe troppo scontato citare John Lennon, ma vorrei davvero capire….sono l’unico a pensarla così? Sono un sognatore?